La quinta edizione
L’Accademia della Crusca, come istituzione autonoma, sarà ricostituita nel 1811 con tre scopi prioritari: la revisione del Vocabolario, la conservazione della purità della lingua, l’esame delle opere presentate al concorso letterario indetto tra il 1809 e il 1810.
Nel 1812 furono nominati i nuovi accademici e fu introdotta la distinzione tra residenti e corrispondenti, furono eletti presidente Pietro Ferroni e segretario Lorenzo Collini; nello stesso anno furono presi in esame i progetti che erano stati presentati in passato da Rosso Antonio Martini e da Ildefonso Fridiani per la nuova edizione del Vocabolario.
Il frutto dei lavori preparatori alla successiva edizione fu raccolto nella pubblicazione del Prospetto degli oggetti da aversi di mira per la quinta impressione del Vocabolario del 1813, da cui però non emergevano segnali di significativi cambiamenti rispetto all’edizione precedente.
Una scossa notevole all’impostazione dei criteri da seguire per la nuova edizione fu data dalla Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca di Vincenzo Monti il cui primo volume uscì nel 1817: le dure critiche del Monti che notava la mancanza di voci relative ad arti e scienze, la presenza di molte parole errate, arcaiche, troppo esclusivamente fiorentine, indussero gli accademici a ripensare con maggiore attenzione la tavola degli autori citati.
Nel 1833 le commissioni che lavorano al Vocabolario sono quattro: una per i termini latini e greci da apporre in corrispondenza alle voci italiane, una per i termini di scienza, una per l’esame e la correzione delle “teoriche grammaticali”, e una per la revisione degli spogli, per le aggiunte e le correzioni. Il metodo di lavoro adottato si dimostrò però estremamente lento, tanto che fra il 1838 e il 1839 intervenne direttamente il Granduca Leopoldo per tentare di sveltire le operazioni: si fissarono due sedute settimanali e si decise di pubblicare il Vocabolario a fascicoli.
Nel 1843 fu pubblicata la prima dispensa e tra il 1844 e il 1851 apparvero solo altri quattro fascicoli. La compilazione della lettera A fu completata soltanto nel 1854 e, vista la lentezza dei lavori, si ripensarono nuovamente i criteri e si stabilì di formare un Glossario in cui dovevano confluire tutte le “parole e locuzioni antiquate, straniere, corrotte e incerte della nostra lingua” e di inserire l’etimologia al posto delle voci latine o greche.
Il primo volume uscì nel 1863 con dedica a Vittorio Emanuele II e i successivi, con cadenza non sempre regolare, fino al 1923, anno che vide l’interruzione dell’opera alla lettera O (l’ultima voce registrata è ozono).
Gli accademici avevano lavorato anche alla parte finale del lemmario e le schede preparatorie delle parole dalla lettera P alla lettera Z, alcune anche molto ricche e già a un buon punto di elaborazione, sono conservate nell’Archivio Storico dell’Accademia.
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Creazione del Vocabolario del fiorentino contemporaneo; progetto finanziato dalla Regione Toscana, dal Comune di Firenze e dalla banca Federico Del Vecchio - gruppo Banca Etruria; 1994-1996/2011-in corso.
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