Italiano digitale. La rivista della Crusca in Rete (2018, 1, gennaio-marzo)
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Direttore responsabile: Claudio Marazzini
Direttore tecnico: Marco Biffi
Comitato scientifico: Claudio Marazzini, Aldo Menichetti, Giovanna Frosini, Paolo D'Achille, Giuseppe Patota, Marco Biffi
Comitato di redazione: Simona Cresti, Lucia Francalanci, Angela Frati, Vera Gheno, Stefania Iannizzotto, Ludovica Maconi, Matilde Paoli, Raffaella Setti, Cristina Torchia
Illustrazioni: Barbara Fanini
Periodicità: trimestrale
ISSN: 2532-9006
Editore: Accademia della Crusca, via di Castello 46 - 50141- Firenze
Editoriale del direttore
Con il quarto numero di «Italiano digitale» la sezione dedicata alle parole nuove si presenta finalmente nella sua configurazione definitiva: la rivista ospiterà brevi articoli relativi a parole che, dopo segnalazioni o ricerche sulle banche dati a cura della redazione, si sono conquistate lo statuto di potenziale neologismo della nostra lingua. È sempre difficile definire esattamente un neologismo, distinguerlo da quelle realizzazioni effimere legate a un particolare momento contingente o frutto di una creazione estemporanea (o magari anche giustificata dal particolare periodo storico o culturale) basata sulle regole della morfologia derivazionale della nostra lingua; quel processo che ci permette di coniare “al volo” parole trasparenti attraverso prefissi e suffissi, senza per questo renderne necessaria una stabilizzazione nel repertorio lessicale italiano con la registrazione sul vocabolario. Lo scopo del nostro servizio di consulenza è quello di spiegare parole nuove, ma anche parole che trovano solo in tempi recenti un maggiore impiego nella lingua comune, magari provenendo da una lingua specialistica o settoriale (forse addirittura gergale), e di spiegarle in modo ragionato e articolato, per fornire un porto sicuro a chi si trovi immerso nella tempesta delle novità lessicali a cui il web e i mass media ci sottopongono continuamente. I brevi articoli sono pubblicati unicamente nella rivista, mentre sul sito web troverà successivamente posto, a cadenza regolare, una scheda lessicografica sintetica, con una struttura nuova rispetto a quella finora proposta, articolata in specifici campi accuratamente definiti, a cui l’articolo rimarrà comunque di sfondo, raggiungibile con un collegamento che permetterà a chi arriverà alle parole attraverso le schede di approfondire il tema immergendosi nel piacere di una lettura distesa e argomentata. Inaugurano la sezione rinnovata gli articoli dedicati a influencer, ghosting, bulleggiare/ bullare/ bullizzare, abbattere ‘abbassare repentinamente la temperatura di un alimento’, dressare, friendzonare. Non deve stupire, né in negativo né in positivo, la presenza di prestiti non adattati dall’inglese: la trattazione degli anglismi, infatti, non ha il valore di un battesimo o di una certificazione. In attesa di un’eventuale stabilizzazione di queste parole nella forma in cui le presentiamo o in quella di possibili traducenti (a cui spesso accennano gli stessi autori), gli articoli – e le schede che compariranno sul sito – hanno lo scopo di lanciare una ciambella di salvataggio a chi voglia conoscere, in modo chiaro e con una trattazione scientifica, il significato di parole ormai largamente circolanti, la loro origine, la loro forza e tutto ciò che su di esse c’è da sapere.
Il numero continua poi a raccogliere le risposte della consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca del periodo gennaio-marzo 2018, con ben 25 risposte a quesiti (nel primo trimestre del 2018 i quesiti giunti alla redazione sono stati 1768; e 554 sono state le risposte date complessivamente attraverso mail personali, rimandi al sito o con i brevi articoli comparsi sul sito e ora riuniti nella nostra rivista). Basta dare un’occhiata all’indice per rendersi contro della varietà e molteplicità dei quesiti, che ben rendono conto della vitalità della nostra lingua e dell’amore che gli italiani continuano a dimostrarle. Persino in un ristorante cinese della provincia fiorentina ci si può imbattere, come mi è capitato, in un gruppo di ragazzi che si erano rivolti alla redazione per un dubbio linguistico e che si lamentavano perché non avevano avuto risposta (come capita a molti, e me ne scuso a nome della
redazione, per quanto gli sforzi, con le risorse a disposizione, siano massimi).
La macchina del tempo della rubrica “La Crusca rispose” con il 2018 apre un excursus sulle parole regionali, concentrandosi in prima battuta su tre settentrionalismi: gibigiana, freschin, balengo.
Dopo l’avvio nel precedente numero, la sezione “Articoli” è popolata da tre contributi, dedicati al gergo dei giochi di ruolo in rete (Lucia Francalanci), all’edizione elettronica del dizionario ladino (Marco Forni) e infine alla grammatica valenziale, con la riproposizione di un prezioso articolo di Francesco Sabatini già comparso nel numero 28 della “Crusca per Voi”, ma sempre attuale e utilissimo come supporto teorico a molte risposte della consulenza linguistica.
Molti i “Temi di discussione” del trimestre, come sempre dedicati ad argomenti di grande interesse, in certi casi strategici per una politica linguistica efficace. Lino Leonardi richiama il pubblico a una riflessione sulla parola razza a ottant’anni dall’emanazione delle leggi razziali in Italia (gli fa eco
Paolo D’Achille con la sua risposta su razzismo), mentre Rosario Coluccia affronta il tema della Scuola digitale in relazione alla recente politica ministeriale per un adeguamento del sistema educativo alle nuove situazioni dell’era digitale. Il Presidente Claudio Marazzini ritorna invece in due tempi sul tormentato e insidioso rapporto con l’inglese, che viene sostituito all’italiano dai nostri ministeri con estrema superficialità: lo spunto delle due riflessioni è la decisione del MIUR di far redigere in inglese (e solo eventualmente in traduzione italiana) progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN)
all’interno di un programma di finanziamento per università ed enti di ricerca italiani, indebolendo così l’italiano su due versanti fondamentali per la sua integrità come elemento di identità nazionale: quello istituzionale e ufficiale (progetti presentati a un ministero italiano devono essere in italiano,
casomai con l’eventuale traduzione inglese per una comunicazione internazionale) e quello della prosa tecnico-scientifica, che non può rinunciare a coltivare e sviluppare una terminologia italiana (non è necessario insegnare e pensare in inglese: è sufficiente conoscere bene l’inglese e la relativa
terminologia specifica per la comunicazione internazionale, che può e deve essere bilingue).
Il numero è chiuso dalle “Notizie dell’Accademia”, con una panoramica sull’attività della nostra istituzione nel primo trimestre del 2018.
Marco Biffi