Terza edizione del Premio Giovanni Nencioni
Firenze, 12 settembre 2014
La terza edizione del “Premio Giovanni Nencioni”, per un lavoro di linguistica italiana ha visto vincitore un giovane studioso italiano. La cerimonia di premiazione, con il Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, si è tenuta giovedì 11 settembre 2014 alle ore 17, presso gli Antichi Chiostri Francescani di Ravenna, nell’ambito della manifestazione Dante 2021 promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con la direzione scientifica dell’Accademia della Crusca.
Il “Premio Giovanni Nencioni”, istituito nel 2012 grazie al sostegno dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca, intende rendere omaggio a Giovanni Nencioni (Firenze, 11 settembre 1911 – 3 maggio 2008), illustre linguista e presidente dell’Accademia dal 1972 al 2000 e sottolineare la sua costante attenzione ai giovani e alla diffusione della lingua italiana e degli studi di linguistica italiana all’estero.
Il premio, che consiste in un assegno di 2.000 euro finanziato dall’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca Onlus e in un soggiorno di studio gratuito presso l’Accademia, è giunto quest’anno alla sua terza edizione ed è rivolto a un giovane linguista che abbia conseguito un dottorato presso un’università straniera. La Commissione, composta dagli accademici Alfredo Stussi, Vittorio Formentin e Giovanna Frosini, ha deciso all’unanimità di conferire il premio a Francesco Crifò per la sua tesi Sondaggi sulla lingua dei «Diarii» di Marin Sanudo (1496-1533), presentata all’Università di Saarlandes nel 2014.
Il lavoro del dott. Francesco Crifò ha il merito di rinnovare l’attenzione sulla figura e sull’opera di Marin Sanudo il Giovane (Venezia, 1466 - ivi, 1536), mettendo in particolare evidenza il grande interesse linguistico dei monumentali Diarii, redatti dal patrizio veneziano tra il 1496 e il 1533, una fonte di primaria importanza per la conoscenza delle vicende della storia veneziana e italiana in quegli anni che, per tanti versi, hanno determinato la fisionomia dell’Europa moderna. Riconosciuti i meriti e i limiti dell’edizione curata dal Fulin e dai suoi collaboratori più di un secolo fa (in 58 volumi), Crifò dimostra l’opportunità di un ritorno all’autografo marciano, imprescindibile soprattutto per chi voglia studiare l’opera di Sanudo per l’aspetto linguistico. Nella sua tesi viene quindi fornito un saggio editoriale, necessariamente limitato agli anni 1496 e 1533, che costituisce la solida base di uno studio della lingua aggiornato nei riferimenti bibliografici e rigoroso nel metodo; in esso, dopo aver descritto mediante uno spoglio esauriente della parte ripubblicata le caratteristiche principali dell’impasto di cui consiste il “veneziano illustre” di Sanudo, Crifò fornisce un interessante saggio di glossario, circoscritto al campo semantico dell’artiglieria – una delle novità tecnologiche dell’epoca – e con questo campione riesce a confermare la grande rilevanza dei Diarii sanudiani per gli studi lessicografici italiani.
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