sovranismo
Ambito d’origine: politica
ril.
Categoria grammaticale:sost. m.
Definizione: Posizione politica che rivendica la sovranità nazionale dei singoli Stati, contrapponendosi alle ideologie globaliste e/o anche alla politica di concertazione degli organismi sovranazionali, con particolare riferimento all’Unione europea; posizione politica che rivendica la sovranità popolare e quindi del risultato elettorale anche in contrapposizione agli organi di garanzia non eletti.
Etimologia: derivato da sovrano con il suffisso -ismo, con il probabile influsso del francese souverainisme‘doctrine des défenseurs de l'exercice de la souveraineté nationale en Europe’ [‘dottrina dei difensori dell’esercizio della sovranità nazionale in Europa’].
Prima attestazione: 2002
In questa situazione risultano ancora più gravi e suscitano giustificati scandali e paure gli attacchi al principio di imparzialità istituzionalizzato nella Magistratura ordinaria, nella Corte costituzionale, nelle Autorità indipendenti, insomma nelle Istituzioni Non Elette. Soprattutto quando gli attacchi sono teorizzati proprio in nome di un assolutismo maggioritario, di un sovranismo elettorale premoderno (Andrea Manzella, Maggioritario e nuove regole la missione del Quirinale, “la Repubblica” 23/1/2002).
Periodo di affermazione:2017
Presenza sui dizionari
GRADIT 2007 (polit.); GDLI Supplemento 2009 (polit.); Devoto-Oli 2018 (polit.); Zingarelli 2018 (polit.)
*Treccani Neologismi 2017
Diffusione al 21/11/2018
Forme cercate: sovranismo, sovranismi
Google: 526.000 r. (di cui 102.000 del plurale sovranismi)
"Corriere della sera": 146r.; (2004: 1 r.; 2015: 1 r.; 2016: 3 r.; 2017: 41 r.; 2018: 100 r.)
"La Repubblica": 443r.; (2002: 2 r.; 2004: 1 r.; 2005: 3 r.; 2009: 1 r.; 2010. 1 r.; 2012: 1 r.; 2013: 1 r.; 2014: 3 r.; 2015: 3 r.; 2016: 4 r.; 2017: 77 r.; 2018: 321 r.)
"La Stampa": 156r.; (2002: 1 r; 2005: 5 r.; 2015. 1 r.; 2016: 4 r.; 2017: 29 r.; 2018: 116 r.)
Note
Le prime rarissime attestazioni di sovranismo si trovanogià nel XIX secolo, ma rimangono senza seguito e appaiono in contesti di ambito politico-religioso.
Non è possibile separare il percorso di sovranismo da quello di sovranista che, nel significato legato alla politica, sembra apparire ancora prima (seconda metà del Novecento) e conoscere un periodo di incremento d’uso, seppure molto relativo, (dal 2005 al 2007) che sovranismo non registra. Negli ultimi anni però i due termini vivono parallelamente la decisa affermazione per quanto sovranista registri un maggior numero di occorrenze.
Esempi d’uso
- Chi si candidava a alzare lo stendardo e raccogliere i frutti? Non la scolorita e agonizzante destra populista di Le Pen, non la sinistra omologata in un sì pieno di rimuginazioni, non i comunisti ormai infinitesimali. Restava lui, l'inventore del «sovranismo», dottrina che in altri tempi si sarebbe sbrigativamente sintetizzata nella frase «la Francia ai francesi», il pioniere degli avvertimenti contro il babau europeo. I bigi, gli incerti, i vacillanti non sono mai stati presi in considerazione dagli spocchiosi intellettuali che tessono sui giornali le lodi e gb immancabili destini del continènte, con linguaggio aggrovigliato, rimembranze letterarie, citazioni storiche, pronostici arcani. Persino adesso che il sì rischia di perdere, nessuno si abbassa a spiegare in linguaggio chiaro, citando cifre, perchè l'Europa è soprattutto una scelta che aiuterà la Francia a essere meno debole e in declino. De Villiers si è messo i guanti e ha cominciato a annettersi i futuri voti e cavalcare le paure. Alla inaugurazione della campagna (o sarebbe meglio dire crociata) dello svitato sovranista vengono le televisioni e i giornalisti come per una star. Anche se perderà (ma perderà davvero?) De Villiers è diventato uno protagonista che si farà pagare gli appoggi (Domenico Quirico, De Villiers, il crociato della Vandea spinge i «no» al 51 per cento, “La Stampa” 19/03/2005).
- È esattamente tutto questo - una cultura che è diventata un mondo, un sistema politico, un meccanismo di governo di sistemi complessi - che rischia di andare in frantumi, sotto la spinta del trumpismo in America, del sovranismo europeo che ha appena riunito a Coblenza la nuova Internazionale della destra, coi cinque partiti populisti di Frauke Petry in Germania, di Marine Le Pen in Francia, di Matteo Salvini in Italia, di Geert Wilders in Olanda, di Harald Vilimsky in Austria, cui si deve sommare l'Europa di mezzo guidata da Orbán, che teorizza il ritorno orgoglioso a un continente fatto di nazioni, con il "fallimento del liberalismo" come leit-motiv da cui nasce la tentazione di demolire la separazione dei poteri. Se si aggiungono le tentazioni protezionistiche della Brexit inglese, l'ambiguità mimetica del Movimento 5 Stelle in Italia - che nel giro di 24 ore può far capriole da Farage ai liberali e ritorno - si capisce che il contagio è profondo ed egemone, tanto da suonare l'ultima campana d'allarme, a cui nessuno di noi era preparato: il pensiero politico liberale sta diventando minoranza (Ezio Mauro, L'Occidente che va in minoranza, “La Repubblica”, 1/2/2017).
Matilde Paoli
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