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Il presidente della Repubblica nella Sala delle Pale

Quarta Edizione del premio Giovanni Nencioni


09/09/2015
Firenze, 9 settembre 2015
La quarta edizione del “Premio Giovanni Nencioni”, rivolto ai giovani linguisti che abbiano conseguito un dottorato presso un’università straniera, ha visto vincitori ex aequo due giovani studiosi: una svizzera, l'altro italiano. La cerimonia di premiazione si terrà venerdì 11 settembre 2015 alle ore 15, presso la sede dell’Accademia, con la partecipazione dei due giovani studiosi, con il Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini e il Presidente dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca Aureliano Benedetti.
Il “Premio Giovanni Nencioni”, istituito nel 2012 grazie al sostegno dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca, intende rendere omaggio a Giovanni Nencioni (Firenze, 11 settembre 1911 – 3 maggio 2008), illustre linguista e presidente dell’Accademia dal 1972 al 2000 e sottolineare la sua costante attenzione ai giovani e alla diffusione della lingua italiana e degli studi di linguistica italiana all’estero.
Il premio consiste in un assegno di 1.000 euro per ciascun vincitore, finanziato dall’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca Onlus, e in un soggiorno di studio gratuito presso l’Accademia.
La Commissione, composta dagli accademici Rosario Coluccia, Vittorio Coletti e Vittorio Formentin, ha deciso all’unanimità di conferire il premio ex aequo a Rachele Delucchi, di nazionalità svizzera, per la tesi di dottorato Esiti di -A finale e armonia vocalica. I dialetti della Svizzera italiana in prospettiva romanza e generale, discussa presso l’Università di Zurigo nell’agosto 2012 e a Angelo Variano, di nazionalità italiana, per la tesi di dottorato L’elemento amerindio nel lessico italiano. Analisi storico-etimologica e documentazione lessicografica di parole provenienti dall’America centrale e meridionale, discussa presso l’Università di Saarbrücken nel luglio 2014.
La tesi di dottorato di Rachele Delucchi, discussa nel 2012 all’università di Zurigo, consiste in un’accurata descrizione sincronica, compiuta con gli strumenti della fonetica sperimentale, e in un’approfondita interpretazione fonologica di un fenomeno caratteristico dell’area dialettale della Svizzera italiana, ovvero dell’assimilazione della vocale finale -A – la più stabile tra le vocali atone in tale posizione – al timbro della vocale tonica: un fenomeno già osservato da Carlo Salvioni in relazione ai dialetti di Claro e Gorduno, ma mai finora descritto in modo esauriente per quanto si riferisce sia alla sua estensione geografica sia alle sue implicazioni teoriche, che nella tesi di R. Delucchi vengono messe a fuoco all’interno dell’ampio quadro interlinguistico dei processi di armonizzazione vocalica attestati nella Romània e nel mondo. Il lavoro, esemplare per la gran mole di dati passati al vaglio di un metodo rigoroso, per la presentazione chiara del materiale e per l’asciuttezza e l’efficacia delle parti argomentative, si conclude con un’«ipotesi» di ricostruzione storica degli esiti di -A nei dialetti dell’area investigata, in cui R. Delucchi ha modo di coniugare – come nella miglior tradizione degli studi dialettologici italiani – la prospettiva sincronica con quella diacronica, senza trascurare del resto, accanto ai fattori strutturali, i possibili elementi di condizionamento «esterno», cioè di natura storica e sociolinguistica, e anzi innestando intelligentemente un tale punto di vista nella sua proposta ricostruttiva generale. La tesi di R. Delucchi costituirà, una volta pubblicata, un’opera di riferimento imprescindibile sul tema dell’armonia vocalica nel contesto romanzo.
La tesi di dottorato di Angelo Variano, L’elemento amerindio nel lessico italiano. Analisi storico-etimologica e documentazione lessicografica di parole provenienti dall’America centrale e meridionale, discussa nel 2014 all’università di Saarbrücken, è il più ampio e completo lavoro esistente sull’apporto (spesso non diretto ma mediato da diverse lingue europee, anche se non mancano, per certe parole, fondate ipotesi di prestiti diretti) delle antiche lingue indigene del Centro e Sud America al lessico italiano e dei dialetti italiani. Dopo una premessa critica sulle forme e le teorie del prestito e in particolare dell’esotismo e una ben informata messa a punto dei modi e dei Paesi che hanno regolato i rapporti tra europei e amerindi, la tesi di Variano, mettendo a fuoco il proprio oggetto, individua il ruolo della letteratura e delle scritture di viaggio come vettori in Europa di lessico nativo delle Americhe centromeridionali. Seguono un capitolo sulle lingue amerindie e sullo stato della loro conoscenza nella ricerca contemporanea e una minuta classificazione e pesatura dell’elemento amerindio nell’italiano, dei suoi aspetti morfologici, della sua presenza in vocabolari e studi, della sua distribuzione in ben definiti settori della lingua (fauna, flora). La tesi si conclude con un ponderoso glossario che di ogni voce dà il significato originario, le fonti che la riportano dalle prime attestazioni sino ai moderni dizionari, e una sintesi impeccabile degli studi e discussioni su di essa. Il lavoro si segnala per novità e ampiezza di argomento, completezza di trattazione, rigore metodologico e molteplicità di ricerche (non solo linguistiche ma anche letterarie, storiche, antropologiche).
 

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